News/Approfondimenti > 27 gennaio 2019

Sentieri e funicolare, il futuro del bosco

L'Adige

«L'entusiasmo dei roveretani verso il Bosco della città è stato sorprendente. Nei tre incontri di novembre si sono risvegliati ricordi ed emozioni di tanti che, negli anni passati, lo frequentavano. A questo punto vogliamo provare a suscitare interesse anche verso le nuove generazioni che non lo conoscono, aprendo vecchi e nuovi sentieri per poterlo raggiungere a piedi, in bici o magari con la funicolare. Il Bosco della città è un valore aggiunto per Rovereto, mette tutti d'accordo, dagli sportivi agli amanti della passeggiata all'aria aperta dalle famiglie che cercano posti per il pic-nic ai cercatori di funghi». Usa toni entusiastici l'assessore all'urbanistica e alla cultura Maurizio Tomazzoni, che un paio di mesi fa ha lanciato l'iniziativa di coinvolgere l'opinione pubblica dei roveretani per elaborare in modo condiviso un nuovo progetto che riunisca la città al suo Bosco. Insieme a Tomazzoni, un ruolo centrale è quello dell'ingegnere-progettista Emiliano Leoni (i due insieme in foto), al quale l'amministrazione ha affidato il compito di raccogliere le suggestioni dei roveretani per consegnare alla città una nuova visione del suo bosco. Come è noto, l'ultimo tentativo progettuale fu quello degli anni '60, in cui si concepì, e costruì in parte, l'area dell'ex Anmil. Un sanatorio che doveva riappropriarsi del Bosco, inserendolo nel tessuto urbano. Oggi l'obiettivo, più volte dichiarato dall'amministrazione, è molto diverso: cancellare la percezione di una distanza fra due poli di attrazione, l'urbe e l'area verde, attraverso l'apertura di nuovi sentieri. «Per questo motivo due quinte classi delle scuole elementari Gandhi - annuncia Leoni - e due prime medie dell'istituto Damiano Chiesa proveranno a raccontare le loro idee, su come usare quel territorio da sempre parte dell'identità cittadina». Nella raccolta dei contributi dei ragazzi, la cui età oscilla fra i 10 e gli 11 anni e nella successiva elaborazione dei dati, un ruolo fondamentale sarà ricoperto dalla step (scuola per il governo del territorio e del paesaggio) ma anche dal museo civico. Ricorda Tomazzoni: «Negli incontri svoltisi a novembre abbiamo scoperto associazioni che frequentano con assiduità il Bosco. Sembra che anche i giovanissimi lo raggiungano, ma soltanto quelli del Brione, per i quali è una "selva dell'avventura". Non solo, abbiamo ascoltato anche proposte condivisibili, come quella della funicolare. Dalla partecipazione a questa riflessione collettiva è emersa la necessità di riaprire dei sentieri. Ad esempio, c'erano quelli da via Sticcotta fino alla clinica Solatrix e poi alla Consolata, in via Madonna del Monte. Lo stesso corso Bettini aveva alle spalle terrazzamenti con orti e giardini. Un altro percorso arrivava a via Bellavista prima e seconda. Ma ora non ci sono più gli accessi di un tempo. Perciò, bisogna provare a ripristinarli, anche perché significa aprire una strada che dopo il Bosco porta dritti al Finonchio. Il bosco non diventerà mai un parco, con aree delimitate e spazi separati. Deve restare un luogo dell'avventura e dell'improvvisazione. Tutto sommato, le partite più belle della nostra giovinezza sono state quelle con le porte segnate dalle cartelle e i maglioni, nei momenti strappati alla scuola o ai compiti».

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