News/Approfondimenti > 02 giugno 2007

Classe dirigente trentina. Presentato il primo rapporto

E’ stato invitato anche Pier Luigi Celli, direttore generale dell’Università LUISS, all’incontro proposto da Trentino School of Management per raffrontare le analisi uscite dal primo rapporto sulla classe dirigente trentina con quelle che la LUISS ha fatto a livello nazionale.

Il giudizio complessivo della classe dirigente trentina mette in mostra “più luci che ombre”, come ha detto il direttore di Trentino School of Management Mauro Marcantoni. Su 1.250 posizioni direttive sono stati selezionati 800 nominativi distinti in tre fasce diverse.

Duecentoquarantacinque questionari sono stati compilati da questo universo di riferimento. Sono 182 i dirigenti della fascia A: i numeri uno, il 22,8% degli 800 nominativi. Le elite trainanti, collocate nella fascia B, risultano essere 284 e costituiscono il 35,5% del numero complessivo. Nella fascia C, che comprende dirigenti e ruoli operativi ci sono le altre 334 posizioni che sono la maggioranza: il 41,8%.

Il rapporto ha analizzato i comparti di provenienza e le caratteristiche socio-anagrafiche: come per la classe dirigente nazionale, anche in Trentino la stragrande maggioranza delle posizioni dirigenziali è prerogativa maschile: ben il 92%. Anche l’età non si dissocia molto dal dato nazionale: il 62.7 % ha più di 50 anni. Solo il 6,6% ha meno di 40 anni e di questi la maggioranza occupa posizioni dirigenziali nel privato. Il 64% degli 800 dirigenti dei vari ambiti è laureato, ma il dato, se rapportato con quello nazionale, risulta più basso.

L’analisi approfondita - ne è nato un volume di 200 pagine - ha evidenziato alcune criticità. Fra queste, quella potenzialmente più “pericolosa” è il “localismo”. Il Trentino, in questo senso rischia, ma le scelte improntate all’innovazione e alla formazione che sono state attivate in molti ambiti dovrebbero riuscire a contenere il rischio.

All’incontro hanno partecipato rappresentanti politici come la parlamentare Laura Froner, l’assessore alle riforme istituzionali della Provincia autonoma di Trento Ottorino Bressanini, industriali trentini come Mario Marangoni, rappresentanti delle istituzioni come il presidente dell’Università degli Studi di Trento Innocenzo Cipolletta, il rettore Davide Bassi, il presidente della Camera di commercio, Adriano Dalpez, il preside della Facoltà di economia Paolo Collini, il sociologo Nadio Delai.

Il direttore generale dell’ Università LUISS Pier Luigi Celli ha parlato del rapporto sulla classe dirigente nazionale. Tendenzialmente anziana, questa classe dirigente è immobile, molto frammentata e ha bloccato il percorso di ricambio. La ricerca fatta dalla LUISS attribuisce l’annullamento di questo ricambio anche alla scomparsa delle scuole di formazioni come la FUCI, quelle dell’IRI, della Pirelli, dell’Enel.

I rapporti, sia quello trentino che quello nazionale, fanno luce su una classe dirigente con diverse problematiche, che però sono tenute sotto “osservazione”.
Sia i relatori del rapporto trentino che di quello nazionale hanno concordato sull’esigenza di avere fra i componenti delle classi dirigenziali di qualsiasi ambito molta varietà: solo così si può garantire maggiore qualità.

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