Stranieri che lavorano in Italia. Sono più istruiti di chi li ospita.
L’iniziativa. Il progetto Pontest avvia verso mansioni qualificate.
La maggior parte degli immigrati nel nostro paese si trova a svolgere mansioni che non valorizzano le loro competenze e non corrispondono al loro titolo di studio. I dati Caritas dicono che gli stranieri residenti in Italia sono più istruiti di chi li ospita: il 12,1% sono laureati e il 27,8% diplomati, mentre per gli italiani le percentuali scendono rispettivamente al 7,5% e al 25,9%.
Per promuovere una riflessione sul problema della dequalificazione degli immigrati, sulle opportunità e gli ostacoli del loro inserimento nel mondo del lavoro si è tenuto ieri mattina il workshop “Le competenze per la gestione della diversità” organizzato presso la Tsm-Trentino School of Management.
I partecipanti hanno ascoltato le iniziative messe in campo in varie province dell’Emilia Romagna, della Toscana e del Piemonte. Il caso trentino del progetto Pontest è stato illustrato da Gianluca Cepollaro, vice direttore di Tsm: “Il nostro scopo era mettere al centro ciò che gli immigrati sanno fare per riavvicinare le persone al loro lavoro. Ci siamo avvalsi delle tecnologie informatiche per costruire un servizio di e-recruitment transazionale e stiamo conducendo una sperimentazione con la Polonia”. Grazie ad una collaborazione con il labor office polacco, è stato creato un portale da cui i lavoratori possono compilare il loro curriculum vitae (per ora è una simulazione) nella loro lingua, poi il software garantisce la traduzione in tre lingue diverse e l’invio. Un sistema di questo tipo permetterebbe a soggetti titolati di mediare fra i lavoratori e le imprese orientando i flussi e selezionando le persone in base alle loro competenze.