News/Approfondimenti > 25 giugno 2005

Il Parco Adamello Brenta piace ai turisti, meno agli albergatori. Da una ricerca di tsm emerge che la comunicazione deve coinvolgere di più gli operatori

L'indagine sul gradimento. Il presidente: ''Sbagliato credere che il nostro compito sia solo di porre limiti''. di Stefano Poletti

MAVIGNOLA. Sono stati presentati ieri mattina nella sala conferenze della foresteria del Parco a Sant'Antonio di Mavignola i risultati dell'indagine condotta dalla Trento School of Management sulle percezioni e sulle aspettative degli operatori turistici verso il Parco Naturale Adamello Brenta. Quel che emerge è che sino ad oggi è stata prediletta una politica di comunicazione rivolta prettamente ai clienti e ai visitatori più che ai residenti ed agli albergatori.

Scopo dell'attività di ricerca era infatti quello di evidenziare le criticità e i punti di forza della relazione tra gli operatori turistici e il Parco.

«Nel cosiddetto turismo sostenibile - spiega Umberto Martini, docente universitario e responsabile della ricerca - oggi si sta vivendo il passaggio da una fase idilliaca ad una fase di consapevolezza manageriale che ci porta a vedere come le risorse opportunamente protette e valorizzate divengano un elemento base per lo sviluppo del territorio. Noi crediamo che ciò valga anche per il Parco Adamello Brenta. Davanti a una simile convinzione è fondamentale capire qual è la percezione degli operatori».

«Oggi il Parco viene visto talvolta ancora come ente che si deve occupare solo di protezione ambientale - spiega il presidente del Parco Antonello Zulberti - come se il nostro compito fosse quello di porre solo limiti allo sviluppo turistico; il realtà la nostra politica si basa anche sul coinvolgimento degli operatori presenti sul territorio perché siamo convinti che il Parco possa rappresentare un valore aggiunto per l'offerta turistica locale».

Gli elementi emersi dalla ricerca sono stati presentati al pubblico dagli stessi studenti del master. Complessivamente sono stati somministrati 370 questionari con una quarantina di domande; sono state in aggiunta svolte una quindicina di interviste, della durata ciascuna di circa tre quarti d'ora. Per gli ambiti altamente antropizzati l'ambiente viene visto come risorsa da utilizzare con attenzione, ma non come peculiarità dell'offerta turistica. Diversa è invece la visione nelle aree ''meno turistiche'', dove c'è forse meno preoccupazione per il rispetto del territorio, che però viene ancora considerato come punto di partenza per l'offerta turistica. Altro elemento che vale la pena sottolineare è la sensibilità differenziata per fasce di età (i più giovani hanno meno resistenze) e per ambito territoriale, visto che la visione del Parco come incentivo per lo sviluppo dipende in modo marcato dal livello di fruizione turistica delle singole aree, costituendo il principale fattore di attrattività nelle località meno turistiche, un semplice elemento di contorno nelle altre località.

«Appare in modo chiaro spiega Ivo Povinelli di tsm, che ha seguito da vicino i ragazzi impegnati nella ricerca come il Parco potrebbe in futuro essere chiamato a divenire punto di equilibrio tra salvaguardia e comportamenti utilitaristici».

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