News/Approfondimenti > 29 maggio 2014

Paesaggio. La minaccia dell’ombelico

Corriere del Trentino, 29 maggio

Oscilliamo tra posizioni che potremmo chiamare ''egocentriche'' e posizioni ''ecocentriche'', negli orientamenti e nelle scelte riguardanti la cruciale questione dell'ambiente e del paesaggio. Lo facciamo anche a fronte di opportunità che potrebbero essere decisive, come il riconoscimento Unesco alle Dolomiti come patrimonio dell'umanità. Sono passati alcuni anni, ma la progettualità e la disposizione all'innovazione non sono emerse e stenta a prendere piede un seppur minimo impegno in tal senso.

L'egocentrismo qui si esprime come concentrazione sul proprio ombelico, con la relativa alimentazione di quell'atteggiamento da parte del localismo populista. Il tutto naturalmente viene servito in salsa ideologica ambientalista, l'ecocentrismo, appunto, che non guasta mai purché non si traduca in scelte concrete e solo se non impegna effettivamente nessuno. Ovvero se tutti possono continuare a fare sostanzialmente quello che hanno sempre fatto. L'impegno a realizzare, per la seconda edizione attualmente in corso di svolgimento, un executive-master di specializzazione post-laurea, da parte dell'Assessorato all'ambiente della provincia autonoma di Trento, va certamente nella direzione di creare capacità per sostenere opportunità di valorizzazione.

Quel percorso riguarda proprio lo sviluppo di professionalità volte a costruire progetti integrati di riconoscimento del valore e sviluppo appropriato nelle aree dolomitiche. Rimane il fatto, però, che gli allievi della prima edizione faticano a far riconoscere le professionalità che portano e l'impegno in tal senso si confronta con resistenze di ogni tipo. E tuttavia appare necessario insistere e proseguire. Proprio per sostenere una riflessione e una lettura dei patrimoni naturali non chiusa sulla contemplazione del proprio ombelico, o basata su giaculatorie ambientaliste condivise da tutti purché non modifichino nulla, sembra opportuno aumentare il livello della riflessione. Il 29 maggio pomeriggio, infatti, a palazzo Geremia, a Trento, vi sarà l'incontro ''master invita'' di Unesco, con Telmo Pievani, uno dei più importanti studiosi dell'evoluzione umana e dei sistemi viventi, proprio per approfondire il ruolo delle discontinuità e dei cambiamenti nell'evoluzione. Lo scopo è creare le basi per una conoscenza di più ampio respiro sul paesaggio e l'ambiente e favorire l'affermazione di una cultura che si accorga del valore sociale, umano ed economico del patrimonio dolomitico.

Del resto, anche la mostra in corso al Mart, Perduti nel paesaggio, è un'occasione decisiva per riflettere su questi temi. Il paesaggio nella mostra è osservato come il mezzo più adatto per rispondere ai cambiamenti del tempo, alle trasformazioni, agli adattamenti, alle successioni degli eventi. I luoghi in cui viviamo non possono essere ancora considerati come idealizzati da un lato e abusati dall'altro. Il titolo della mostra del Mart parla chiaro, Perduti nel paesaggio: lo smarrimento non riguarda solo gli ambienti estranei e sconosciuti, ma lo stesso ambiente in cui si vive, se quell'ambiente non è vissuto con una cultura dell'appropriatezza e del rispetto. Se il mondo in cui viviamo diviene in continuazione, il problema non è cercare di fermarlo, ma scegliere come coevolviamo con esso. Dobbiamo ricostruirlo in continuazione il paesaggio della nostra vita, mettendo da parte egocentrismi nostalgici e mitologie superate, per affidarsi a questioni di responsabilità sociale, culturale, soggettiva, assumendoci l'impegno delle tracce che lasciamo nel paesaggio e sapendo che quel paesaggio imprime tracce e segni dentro di noi.

di Ugo Morelli
knock off watches