News/Approfondimenti > 14 giugno 2007

Numeri uno ma solo a cinquant’anni

C'è un problema di «segregazione verticale» che riguarda, non solo donne, ma anche gli under 50. Nella scelta della classe dirigente trentina l'esperienza e la conoscenza diretta contano di più di ogni altro parametro di valutazione. Con il risultato che i «numeri uno» sono soprattutto ultracinquantenni. E le donne appena l'8%.

«Non c'è dubbio che vige il sistema della cooptazione - spiega Mauro Marcantoni -, questo significa che non c'è tanto un meccanismo di selezione dal basso per qualità, ma chi c'è dentro decide chi subentra. È un meccanismo in un certo senso autoriproduttivo, non necessariamente sbagliato, l'esperienza e la fiducia contano pur qualcosa. Ma dipende dalle proporzioni, e l'idea è che, nel caso trentino, la proporzione sia un po' troppo spinta». Le donne, però, anche se a costo di un livello di istruzione più elevato, cominciano ad affacciarsi nelle fasce nuove. «Questa poca presenza è comunque più concentrata nelle fasce giovani - dice Marcantoni -, ma è anche più concentrata nel pubblico e nei posti che contano meno. Ma certamente per le donne conta di più lo studio che per i maschi, anche se prevale ancora la componente fiduciaria».

Sono i dati più eclatanti messi in evidenza da una ricerca realizzata da Trentino School of Management, diretto da Mauro Marcantoni, in collaborazione con Ermeneia.

Il primo rapporto sulla classe dirigente in Trentino, pubblicato da Franco Angeli, è stato presentato e discusso in una tavola rotonda al Festival dell'economia.

IL METODO . Sono state prese in considerazioni tutte le posizioni che in Trentino hanno rilievo collettivo: politici, dirigenti pubblici, persone che si occupano di categorie e sindacati, aziende di un certo rilievo, intellettuali in posizioni di vertice, e direttori di giornali.

L'indagine si è concentrata su 800 nominativi, selezionati tra le 1250 posizioni iniziali. E ha preso in esame otto comparti: il mondo dell'economia (292 posizioni), la pubblica amministrazione locale (138), la pubblica amministrazione centrale (45), università e ricerca (35), eletti nelle istituzioni (65), associazioni di rappresentanza (136), settore sociale (78) e mass media (11). Per ogni comparto sono state individuate tre fasce di riferimento: la fascia dei leader (182), la fascia dei vertici operativi di organizzazioni importanti e i vertici apicali di quelle meno importanti (284) e la fascia dei dirigenti, di chi occupa ruoli operativi e dei rappresentanti delle istituzioni minori (334).

LE CARATTERISTICHE . Con il 92,1% di uomini contro il 7,9% di donne, la classe dirigente trentina è quasi esclusivamente al maschile. Pur in possesso di un più elevato livello di istruzione rispetto agli uomini, le donne al vertice (di età media compresa tra i 31 e i 40 anni) si concentrano maggiormente nelle fasce di livello inferiore, affermandosi con maggior facilità nel pubblico (9,6%) piuttosto che nel privato (6,4%). Ma quella trentina è anche una classe dirigente che stenta ad aprirsi al rinnovamento: lo dimostrano i dati relativi alla classificazione per fasce di età. Ben il 62,7% dei dirigenti ha infatti più di 50 anni, mentre soltanto il 6,6% ha meno di 40 anni (con la maggioranza nel settore privato).

Buono invece il livello di istruzione medio con il 64% dei dirigenti in possesso della laurea (di cui il 10,7% ha una specializzazione post laurea). Inoltre la maggioranza degli intervistati (51,6%) occupa più di una posizione di responsabilità. In particolare il 20% occupa due posizioni, il 12 % tre posizioni, l'8% quattro e il rimanente 10% più di quattro.

IL RECLUTAMENTO . Il 73,2% dei dirigenti è di provenienza trentina, anche se nella prima fascia, quella dei leader, è accentuata la presenza di persone provenienti dall'esterno. Nel reclutamento, il fattore «attività svolta in precedenza» gioca il ruolo principale, soprattutto per quanto riguarda il settore imprenditoriale e professionale: (48,5%). In Trentino, insomma, appare diffusa la convinzione che la classe dirigente si selezioni e si formi essenzialmente sul campo. Il fattore della formazione è importante soprattutto per le donne e per i dirigenti della terza fascia. Il sistema di relazioni attivate sul territorio svolge un ruolo più importante per gli appartenenti alla prima e seconda fascia. R.B.

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