News/Approfondimenti > 30 gennaio 2007

Più assistenza alle imprese e meno rappresentanza

di Leonardo Pontalti

Più assistenza alle imprese e meno rappresentanza. Il ministro Bersani, intervenuto a chiudere il convegno «Il ruolo delle camere di commercio nel rapporto con gli enti locali per lo sviluppo economico del territorio», promosso dalla camera di commercio di Trento e dalla fondazione Nord Est, ha suggerito ieri un cambio di rotta agli enti camerali di tutta Italia, una sterzata decisa verso un ruolo più tecnico. «Queste realtà - ha spiegato - devono curare più gli interessi generali delle imprese, sfruttando quella fitta rete ormai consolidata lungo tutto il paese, piuttosto che occuparsi di rappresentanza, per la quale esistono già le associazioni di categoria».

Secondo Bersani non servono rivoluzioni, per rendere più efficace e utile delle realtà importanti per il tessuto e lo sviluppo economico ma che - ha lasciato intendere - rischiano spesso di porsi come doppioni di altre strutture o comunque di non utilizzare correttamente le loro risorse. «Le camere devono ripartire chiedendosi ''a che cosa serviamo''. E ripartire da risorse che hanno già, penso ad esempio al registro delle imprese.

Da questo ottimo punto di partenza si possono sviluppare funzionalità nuove, ad esempio nella semplificazione del rapporto imprese - pubblica amministrazione».

Un'indicazione precisa, ma non l'unica arrivata nel corso della mattinata di lavoro, imperniata sulla tavola rotonda cui hanno preso parte Gianni Bort per Confcommercio, Massimo Gargano della Coldiretti, il vicedirettore generale di Confindustria Luigi Mastrobuono, il numero uno della Cooperazione trentina e due di Confcooperative Diego Schelfi e Tullio Uez per Confartigianato. Proprio quest'ultimo ha puntato il dito su quella che a suo modo di vedere è una contraddizione da eliminare: «Le camere di commercio vivono grazie ai fondi e alle risorse delle imprese, ma funzionano come fossero un ente totalmente pubblico. Credo sia necessaria una riforma del sistema camerale su molti punti». «Devono diventare enti più dinamici - ha aggiunto Mastrobuono - ed evitare di cristallizzarsi proponendo una fotografia ormai superata, fatta di singole piccole imprese. Devono favorire le aggregazioni e aggregarsi loro stesse, nel caso di sedi piccole che da sole non riescono ad adempiere ai loro compiti. Questo per evitare una possibile confusione di funzioni e soprattutto combattere la dispersione di risorse».

Focalizzando l'attenzione sulla realtà trentina, in apertura dei lavori il presidente di via Calepina Adriano Dalpez aveva sottolineato l'importanza della partnership con la Provincia, annunciando tra l'altro l'entrata al 51% dell'ente pubblico in tsm, la scuola di managment dell'ente camerale.

Una realtà la cui importanza è stata sottolineata anche da Schelfi «assieme all'internazionalizzazione. Con la formazione sono i due punti cardine che devono guidare l'azione delle camere». Una collaborazione, quella tra enti camerali e amministrazioni locali, che non è certo una particolarità di casa nostra, come hanno sottolineato anche il lombardo Francesco Bettoni e il piemontese Massimo Deandreis.

Un'impegno fianco a fianco che è stato suggellato anche dalle parole di Lorenzo Dellai: «La camera di commercio deve contribuire a trasformare il territorio - soprattutto nel nostro caso, dai numeri inferiori a quelli di altre realtà italiane - in un ideale parco in cui tecnologie, formazione e imprese possano fare sistema e alimentare lo sviluppo. Un grande ambito dentro il quale i singoli progetti di investimento potranno maturare grazie agli accordi di programma con l'ente pubblico».

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