News/Approfondimenti > 18 maggio 2011

Terzo workshop dedicato ai valori del patrimonio UNESCO

Fino a stasera continua a Predazzo, presso il Museo geologico, il corso di formazione promosso da Step, la Scuola di governo del territorio e del paesaggio per promuovere i valori delle Dolomiti sia dal punto di vista tecnico-scientifico, sia da quello economico, sociale e culturale del Bene Dolomiti riconosciuto dall'Unesco come patrimonio dell'Umanità.

Dopo gli workshop di Strembo (per le Comunità delle Giudicarie, Paganella, Val di Sole e Val di Non), di Primiero (per la locale Comunità), ora è la volta di Predazzo per le Comunità della Val di Fiemme e Ladino di Fassa. Nel pomeriggio gli interventi dell'antropologo Annibale Salsa e di Geremia Gios, professore di Economia delle aree rurali all'Università degli Studi di Trento.

Annibale Salsa, già presidente del CAI, ha cominciato la sua relazione con un puntuale e rigoroso distinguo fra globale e locale, ribadendo l'importanza e la necessità della valorizzazione dell'identità locale del paesaggio Dolomitico. Valorizzazione che riguarda un Bene che non può seguire canoni seriale, pena la banalizzazione del patrimonio.

Fondamentale è saper vedere, perché ''vedere - dice l'antropologo Salsa - non è guardare, è qualcosa di più. Significa saper costruire un paesaggio mentale per poter gestire con scienza e coscienza un bene che ha la caratteristica valoriale di universalità''. Laddove il valore universale è inteso come valore da tramandare alle future generazioni. Ma il paesaggio dolomitico, che cos'è? Bisogna fare una distinzione fra natura e paesaggio, perché il paesaggio è uno spazio di vita che include l'uomo e la sua cultura. E, il massiccio, intorno al Sella è la zona dolomitica abitata fin dall'antichità.

Dunque un paesaggio antropizzato da molto tempo che ha caratteristiche particolari. Fondamentale, perciò, fornirsi della ''cassetta degli attrezzi culturali per camminare lungo una strada che attivi percorsi mentali per una presa di coscienza della propria, vera, identità''. E il professore ha fatto l'excursus storico della cultura dei popoli dolomitici in particolare, e alpini in generale, partendo dal periodo retico. Identità dolomitica dove la tradizione e la capacità di riconoscersi attraverso la conoscenza è necessaria per riconoscere il vero valore di questo territorio. ''L'animale culturale (uomo) si differenzia dall'animale naturale (bestia) per l'invenzione di simboli. Il luogo dolomitico ha una forte ruolo simbolico: bisogna educare i giovani a riconoscerlo. Prendere coscienza di essere punto di unione fra chi vive sul territorio e chi lo fruisce. Essere custodi del proprio territorio e, attraverso la conoscenza della propria cultura, dare valore alle proprio tradizioni e, con l'innovazione, saper governare un territorio dalle forti connotazioni culturali.

Annibale Salsa, che conosce benissimo le montagne e le Alpi, in particolare, ha messo in evidenza come la montagna sia stata fino a qualche secolo fa un territorio aperto e non chiuso; solo nel tempo più recente - dal 1713 per le Alpi occidentali, dalla Prima Guerra Mondiale per il Trentino Alto Adige - le montagne sono diventate luogo di frontiera e di confine, sostituendo ''artificialmente'' quello che, da sempre, è stato luogo di incontro e di cultura. Questo ha voluto dire lo spopolamento delle vallate in molti luoghi delle Alpi e il conseguente abbandono di paesaggi culturali di antico insediamento. Questo non è avvenuto in Trentino Alto Adige ma, ugualmente, vanno recuperati i valori culturali insiti in questi territori. Le montagne non sono luoghi periferici ma territorio dalle connotazioni culturali particolarmente spiccate. Riappropriarsi di questa consapevolezza è fondamentale per acquisire la giusta identità.

L'incontro è proseguito con la relazione del professor Geremia Gios sulla valutazione economica dei beni e del paesaggio. (fs)


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