News/Approfondimenti > 05 dicembre 2011

Gilmozzi: ''Innovazione, occasione per un rinnovamento profondo''

Dopo il convegno dedicato alle Dolomiti, apre alla galleria Civica la mostra ''Paesaggi''

Si è concluso oggi alle 13 il convegno “Dolomiti, innovazione nei territori di montagna. Nuove vie per creare i paesaggi del futuro”. Il seminario era promosso dall’assessorato all’urbanistica, enti locali e personale ed organizzato da Step, la Scuola che realizza il programma di formazione pensato per accompagnare i cambiamenti istituzionali e di pianificazione dello sviluppo del Trentino. Diversi gli spunti di riflessione e di confronto proposti dai relatori.

Numeroso e variegato il pubblico in Sala Depero: molti i rappresentanti degli enti locali, presidenti di Comunità, assessori, alcuni responsabili di aree di vari ambiti della società, imprenditori del settore turistico e degli altri comparti del tessuto economico delle valli (in particolare delle zone dolomitiche del Trentino).

Rappresentate anche le associazioni ambientalistiche. Dopo gli interventi dell’assessore Mauro Gilmozzi, di Ugo Morelli (Step-Scuola di governo del territorio e del paesaggio e Università degli Studi di Bergamo), Alberto felice De Toni (Università degli Studi di Udine), Margherita Chang (Università degli Studi di Udine) e Luigi Scolari (Turris Babel), si è svolta una tavola rotonda a cui hanno partecipato imprenditori e rappresentanti del mondo della formazione universitario: Giorgio Cacciaguerra (Università degli Studi di Trento), Lorenzo delladio (La Sportiva S. p.A.), Maurizio Droli (Scuola Internazionale di Specializzazione in Albergo diffuso - SISAD), Ruggero Siagri (Eurotech S. P. A) e Annibale Salsa (antropologo, componente del Comitato scientifico della Fondazione Dolomiti Unesco e presidente del Comitato scientifico dell’Accademia di Montagna del Trentino). Alla conferenza stampa di presentazione della mostra “Paesaggi” con opere dell’artista Tullio Pericoli nata dalla collaborazione fra Step e Fondazione Galleria Civica, oltre all’autore anche l’assessore alla Cultura del Comune di Trento Lucia Maestri e la psicologa Carla Weber. Alle 18, l’inaugurazione ufficiale.

Intervenendo all’apertura del convegno, l’assessore all’urbanistica, enti locali e personale Mauro Gilmozzi ha sottolineato come l’ Amministrazione “ha investito molto in formazione per creare modelli utili alla programmazione e, in questo senso, le Comunità di valle diventano un grande banco di prova.

E’ in questa nuova ottica che si muovono i progetti di ricerca e innovazione che stanno avvenendo in Trentino, come quello riguardante la Meccatronica; c’è la volontà politica per attrarre imprese e muoversi con competenza nel mercato. L’innovazione va intesa come chiave di lettura di un rinnovamento profondo nel contesto di una crisi che ci ha colpito e ci colpirà ancora di più nei prossimi mesi: in questa prospettiva, la crisi trova una via di uscita, di speranza che tornerà molto utile nel futuro.

E’ necessario - ha continuato l’assessore Gilmozzi - mettere insieme l’esperienza dei nostri imprenditori con questa idea di nuova programmazione che deve avvenire sul territorio. Le imprese e le istituzionii per programmare e pianificare insieme. Peraltro questo significa anche favorire la coesione sociale. Abbiamo davanti una grande sfida in tutti i settori economici, nel turismo ma anche in tutti gli altri settori. Dobbiamo costruire insieme percorsi nuove ed esperienze che vanno condivise. Questo terzo convegno - ha concluso l’assessore Gilmozzi - ha queste aspettative. Forse lavorando in questo senso potremmo arrivare prima degli altri”.

Ugo Morelli ha fatto, in premessa, un breve bilancio su ciò che la Scuola di formazione per il governo del territorio e del paesaggio, (nata tre anni fa), sta facendo. Ha ringraziato tutto lo staff di Step, dai componenti del Comitato scientifico (Paola Matonti, Fabio Scalet Giulio Andreolli, Chiara Bertoli) a quelli dedicati alla struttura (Gianluca Cepollaro direttore, Gabriella De Fino esperta di formazione, Paola Flor impegnata nelle relazioni esterne). “I cambiamenti che stiamo vivendo - ha esordito Morelli - hanno una portata tale da richiedere un impegno rilevante. E rispetto a questo tema una delle domande da porsi è, come si strutturano le resistenze al cambiamento? E’ questo uno dei temi da trattare per parlare di innovazione perché è necessario tirar fuori dalle persone le idee e la volontà di cambiare. Noi abitiamo i paesaggi della nostra vita ma non sono luoghi certi, devono ancora avvenire, non li stabiliamo una volta per sempre e questa dimensione “da venire” dobbiamo guadagnarcela. I paesaggi del futuro si fondano sui gesti del passato.

Rimane un fatto certo: la realtà non è dove siamo ma è di fronte a noi. Esistiamo in un divenire non nella fissità. L’innovazione - ha continuato il presidente del Comitato scientifico di Step - si muove in un contesto che non è più locale ma globale. E’ competizione tra luoghi, territori, ambienti, cioè tra spazi e forme di vita, quindi tra paesaggi. E ogni regione si confronta con tutte le altre. I paesaggi non sono solo spazi ma anche forme di vita. Diamo forma, noi, con i nostri gesti a quegli spazi. L’innovazione si propone come un processo di distinzione muovendosi fra luoghi e mondo. Solo a condizione di valorizzare la distinzione connettendosi alla rete, possiamo avere una possibilità. E’ un problema di messa a punto del valore, di messa in circolazione del valore e di favorirne l’accessibilità. Quali sono i fattori facilitanti all’innovazione? Le identità culturali dinamiche, le esperienze produttive situate, le qualità dei sistemi educativi, le specialità paesaggistiche ambientali e territoriali, la ricchezza simbolica dei sistemi sociali, sono generatori di valore unico e difficilmente replicabile. Investire in cultura è fondamentale – ha continuato Morelli - è questo l’humus attraverso i quale l’innovazione può svilupparsi. Anche le infrastrutture sono un altro dei fattori facilitanti. Il paesaggio, in questa prospettiva, non è solo estetica, non è solo etica, non è solo spazio, non è solo progetto ma è anche responsabilità attiva e collettiva.

L’innovazione può considerare diversi ambiti: prodotto, tecnologie, processo, competenze e forme organizzative.
Se il paesaggio è un inventario perpetuo e il luogo di innovazione, l’ innovazione è il luogo della discontinuità E quale è il modello di riferimento? Ogni processo di innovazione si confronta con la forza dell’abitudine, con le resistenze e le difese che esso stessa suscita: ostacoli epistemologici (le persone hanno le loro convinzioni), interessi contrari, paura del nuovo e invidia.

In questa prospettiva ha concluso Morelli - mettendo al centro l’educazione e la comunicazione noi lavoriamo sulla conoscenza, il rapporto con le tecnologie e il rispetto al paesaggio: questo genera una vivibilità accettabile”.
Di grande interesse anche l’intervento di Alberto De Toni che ha portato l’esempio del caso caffè Illy (Ernesto Illy è mancato pochi anni fa. Lui è riuscito a fare del marchio Illy-caffe, un leader mondiale). come esempio di generazione di innovazione nei sistemi territoriali locali. Lungo la filiera del caffè, si sono costruiti due ecosistemi: il primo, a monte, con i produttori brasiliani del caffè - basato sulla fiducia e sulla condivisione della conoscenza - il secondo, a valle, sfociato nella costituzione dell’unico distretto italiano del caffè a Trieste. Nel primo ecosistema la piattaforma di snodo è costituita da un sistema di relazioni inter-organizzative tra e con i produttori di caffè; nel secondo ecosistema la piattaforma del distretto triestino è la sede dello sviluppo delle interazioni tra il sistema economico-finanziario, il sistema dei servizi e il sistema della ricerca.

“Illy - dice De Toni - innova perché, per primo, in maniera discontinua fa una sola miscela e un solo brand: in un operazione rischiosissima. Illy è passato da una visione industriale a una visione di ecosistema, non più da dominator ma da innovatore e l’innovazione è una disobbedienza e deve andare a buon fine. Disobbedire è sempre rischioso: e la disobbedienze di Illy è stata: one blend, one brand”

Bypass dell’importatore, produzione di qualità

L’intervento di Margherita Chang Ting Fa ha posto l’attenzione sull’abbandono dell’agricoltura nelle aree marginali e montane che è favorito dal costo opportunità dell’alternativa dell’impiego in altre aree che offrono maggiore redditività. “Quali sono le innovazioni che consentano di mantenere una popolazione qualificata nei territori alpini?” si è chiesta Margherita Chang “Innanzitutto l’aumento dell’attrattività dei luoghi attraverso la diversificazione della attività svolte in un’ottica di sostenibilità. L’imprenditore agricolo delle aree marginali e montane deve riconvertirsi in un gardener o ground keeper che impianta o reimpianta, mantiene e sviluppa il verde come bene pubblico collettivo. Questo permette di sfruttare la creazione di un valore complementare dato dalla sinergia tra i valori agricoli, paesistico ambientali, culturali ed enogastronomici. L’operare sinergico delle componenti di questo insieme potrebbe dare luogo ad una superadditività di fattori impiegati nella produzione e aumentare la performance dell’intero sistema integrato montano. In un’ottica di lungo periodo, si dovrà prevedere quindi la realizzazione, tramite opportune alleanze, di un network paesistico-culturale formato da aree con una simile fingerprint bioculturale del territorio al fine di realizzare comuni e innovative politiche di governance”.

L’intervento di Luigi Scolari ha messo in luce l’architettura alpina sostenendo che “è un’invenzione, una convenzione, una denominazione. Per la critica architettonica è ‘una ipotesi di lavoro’. Per il profano è il sinonimo di architettura di montagna. L’architettura alpina ha preso il suo posto nell’immaginario collettivo, si è cristallizzata in uno stile - alpino - che si è sostituito alla tradizione.

La tradizione è morta. L’architettura alpina nasce con il turismo ed il saccheggio delle risorse della montagna. L’architettura è stato lo strumento di colonizzazione delle Alpi. L’architettura moderna si è prestata a questa missione ed i suoi interpreti migliori hanno realizzato opere in sintonia con la montagna. Le devastazioni territoriali prodotte dall’urbanizzazione edilizia sul paesaggio alpino gridano vendetta ha sostenuto Scolari -. Il sentimento popolare attinge alla memoria e si appella per consolazione alla tradizione tradita, allo “stile alpino. E’ tempo di investire nel rinnovamento, di riconoscere i fondamenti di una nuova architettura nelle Alpi. L’architettura di montagna dell’Alto Adige è un caso paradigmatico ed esemplare a cui guardare. Seppellita la tradizione, ripudiato il plagio, oggi sono scelte ideologiche, poetiche e di metodo a suggerire un orientamento dell’architettura alpina in relazione con il suo territorio”.

Una tavola rotonda ha chiuso in tarda mattinata il terzo convegno dedicato al Bene Naturale Dolomiti Unesco. Lorenzo Delladio (La Sportiva S.p.A) ha fatto una provocazione in apertura del suo intervento: “innovazione vuol dire, per me, rimanere sul territorio. Se fossimo in n altro territorio la nostra azienda sarebbe già emigrata da qualche altra parte.

La mia azienda ha 183 dipendenti, giovani. Rimanere sul territorio, ben radicati a Ziano, per noi è una grande innovazione. Se parliamo invece di innovazione di prodotto allora dico che dalle scarpe di pelle siamo arrivati attraverso, il nylon, le cordure etc al carbonio, importando tecnologie in Val di Fiemme con corsi di istruzione interna. Con questo tipo di innovazione riusciamo ad essere positivi ed anticipare le esigenze del mercato. Il cuore rimane in Val di Fiemme anche se abbiamo anche aziende in altri parti del mondo.

La struttura di Ziano è fatta a falde (come le case di montagna) e occupa 12.000 metri quadrati. Siamo intervenuti anche nell’ultima aggiunta alla sede iniziale senza arrecare danno all’ambiente anche in coerenza con il prodotto che viene creato ne “La Sportiva”. Abbiamo usato molto legno e vetro e il risultato è nel rispetto dell’ambiente e questo è uno dei passi che abbiamo fatto. Per quanto riguarda gli scarti: il 90 per cento del pellame lo ricicliamo e lo rimettiamo in produzione. Abbiamo creato dei filtri, per quanto riguarda le emissioni in atmosfera, molto più esasperati di quanto richieda la legge. Il nostro prodotto è creato sì industrialmente, ma nel rispetto totale dell’ambiente, come struttura, come emissioni e anche come risparmio energetico.

Abbiamo un dovere sociale verso il nostro territorio e continuiamo a praticarlo da tre generazioni. I ragazzi che compongono il mio ufficio di ricerca e sviluppo, producono molto meglio in montagna che in un ufficio a Roma o a Milano. L’innovazione la facciamo anche insieme: con l’Azienda per il Turismo di Cavalese abbiamo costituito “Fiemme P.I.A.C.E.” (acronimo che sta per Passione, Innovazione, Appartenenza, Ecosostenibilità) è un associazione che riunisce le eccellenze imprenditoriale della Valle e mette insieme persone e desideri che in Valle funzionano, fuori (in città)- probabilmente - sarebbe molto più difficile”

Maurizio Droli della Scuola Internazionale di specializzazione in Albergo diffuso (SISAD) racconta la sua esperienza: “Nel 1998 mi sono innamorato dell’albergo diffuso nato da persone che amano il territorio. L’albergo diffuso nasce da persone che amano il territorio e l’ospitalità; usa le case degli altri e i servizi di chi sa proporli. E’ un unione fra interessi ‘egoistici’ che si sommano per fare sistema. Trecento progetti di albergo diffuso in tutta Italia. La percentuale di crescita va dal 15 al 45% di crescita all’anno. In zone fuori dall’ambiente urbano si sta sviluppando per la prima volta l’albergo diffuso: non serve costruire niente di nuovo, si unisce il pubblico e il privato ed si coinvolge la comunità locale.

L’albergo diffuso nasce dal genio e dall’estro delle persone ma anche dal calcolo. La Scuola nasce dall’unione tra soggetti che operano anche in competizione tra di loro, mettendo al centro l’interesse per favorire risposte al bisogno delle persone”.

Roberto Siagri rappresenta Eurotech S.p.A., leader nel mondo nel settore della tecnologia per la miniaturizzazione dei computer; nata nel 1992 come “Fabbrica delle idee” ora, attraverso le Information Tecnology, sviluppa soluzioni integrate e innovative (hardware, software etc.) che sappiano garantire flessibilità. Eurotech ha promosso alta tecnologia in montagna, “sognando di poter crescere”. “L’idea vincente è quello - ha detto - dell’ecosistema, cioè un insieme di attori che sviluppa il mercato e non necessariamente tutto questo deve risiedere nello stesso posto ma deve rimanere connesso. Da un 100 per cento di fatturato in Italia ora siamo, nel mondo, con il 90% e solo il 10 per cento è in Italia”.

L’architetto Giorgio Cacciaguerra dell’Università degli Studi di Trento ha detto che l’uomo ha sempre fatto innovazione e ha sempre modificato il paesaggio: “l’accezione che si dà al paesaggio è infinita e varia a seconda della disciplina che compone la complessità del tema”. “Paesaggio è un mix di relazione”, aveva detto in apertura l’assessore Gilmozzi: è su questa affermazione che Cacciaguerra si trova d’accordo e aggiunge che le modifiche sul paesaggio sono delle occasioni di pensiero e quindi di progetto. E’ sempre il garbo che rende conservabile e migliorabile il paesaggio stesso”.

L’antropologo Annibale Salsa ha evidenziato come gli interventi al convegno riportino il discorso sulla montagna a fattori di concretezza. “Fino all’Ottocento per la montagna si è esercitata una visione di tipo retorico. Invece la montagna va guardata per quello che è. Quando si parla di montagna si parla spesso di arretratezza ma in realtà vediamo che il peggiore servizio che è stato reso all’ambiente alpino viene dalla modernizzazione. Durante il medioevo la montagna, rispetto alla pianura, era una regione molto libera: un grande circuito di idee e di persone; poi una serie di pressioni ha fatto sì che la montagna si sia chiusa e ha dato l’avvio all’isolamento. Un eccesso di popolazione ha fatto nascere la frattura e sono iniziati i grandi problemi, specie nel secondo dopoguerra. Ben vengano i discorsi di buone pratiche - continua Salsa - che abbiamo ascoltato e che richiamano le buone pratiche del passato. La tradizione altro non è che il risultato delle soluzioni vincenti che si sono conservate della storia.

Abbiamo bisogno di un ripensamento e un riposizionamento dei ruoli delle Alpi. A proposito dell’intervento sull’architettura fatto da Luigi Scolari dico che, tra costruire, abitare e pensare c’è stretta correlazione. Noi rischiamo la malattia della tecnocrazia: bisogna ritrovare l’immaginazione e la creatività che viene dall’arte, dalla poesia, dalla filosofia. Quello che ho sentito mi conforta molto: il pensiero non materiale che aiuta i tecnici a ripensare un modello nuovo. Noi dobbiamo attrezzarci con occhiali nuovi e ricomporre l’unità dei saperi e aiutare coloro che vivono in montagna a ritrovarsi nel loro senso di appartenenza.

C’è bisogno di una nuova visione dello spazio alpino. Spesso si attribuisce alla natura ciò che è il risultato di processi culturali. La montagna arretra perché la scala della montagna non può essere quella che si usa per la pianura. E’ necessario - ha concluso il componente del comitato scientifico della Fondazione Dolomiti Unesco - correggere i paradossi per dare riscatto allo spazio alpino, perché i parametri della montagna sono tanti e diversi e incidono nelle dinamiche interrelazionali e climatiche. La montagna è una realtà molto complessa e non va semplificata. Le buone pratiche non ce le dobbiamo inventare: dobbiamo avere l’umiltà e la competenza per rivisitare quelle del passato. Guai alla monocoltura che, alla lunga uccide, ci vuole la multidiversità. La montagna non è un handicap, non la dobbiamo considerare così perché altrimenti siamo figli di una cultura che non esiste”.

Alla Galleria Civica, alle 16 e 30 si è conclusa la conferenza stampa dedicata alla mostra “Paesaggi” con 15 opere dell’artista Tullio Pericoli. All’incontro è intervenuto oltre all’autore, l’assessore alla Cultura del Comune di Trento Lucia Maestri e la psicologa e psicoterapeuta Carla Weber. E’ grazie a Carla Weber che, Step-Scuola per il governo del territorio e del paesaggio e la Fondazione Galleria Civica, hanno potuto collaborare per proporre al pubblico l’opera di Tullio Pericoli. Di Weber anche la ‘lettura’ delle 15 tele raffiguranti i “paesaggi”: estrema sintesi di questa lettura è che il paesaggio, in realtà, siamo noi. “Il nostro mondo interiore e quello esteriore si connettono per comporre un paesaggio che è in continuo mutamento”. (fs)


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