News/Approfondimenti > 23 marzo 2005

Civitour: a Civitas 2005 il turismo responsabile e sostenibile

Il coordinamento scientifico del progetto sarà curato dal prof. Duccio Canestrini

A Civitas 2005 IL TURISMO RESPONSABILE E SOSTENIBILE
“Partire è un po’ capire”

 

Si parla di anche di turismo responsabile e sostenibile, quest’anno a Civitas, la  mostra convegno della solidarietà, dell’economia sociale e civile, giunta alla sua decima edizione, che si svolgerà alla Fiera di Padova dal 6 all’8 maggio. La tematica si inserisce in quella più ampia sulla Responsabilità, lanciata dallo slogan “Società responsabile: a chi tocca? Antiche responsabilità e nuove relazioni”, e ci sarà un’area ad essa dedicata: Civitour l’area/progetto sul turismo eticamente corretto. Il coordinamento scientifico del progetto sarà curato dal prof. Duccio Canestrini, antropologo e scrittore, tra i primi in Italia ad occuparsi di turismo responsabile.

Operatori del settore, istituzioni, imprese e viaggiatori o semplici curiosi a Civitour avranno la possibilità di incontrarsi, discutere, riflettere, conoscere. Una doverosa apertura verso un settore in rapidissima crescita: Civitas non poteva non occuparsi del mondo delle vacanze, del tempo libero e del turismo e lo fa con l’attenzione che le è consona, con uno sguardo etico e attento.

«Viaggiare non significa più e solo-afferma Duccio Canestrini-staccare la spina. E’ nataun’etica delle vacanze, si è sviluppato un turismo attento che contempla curiosità verso il territorio, desiderio di conoscenza di altre culture e persone per crescere e non solo svagarsi. È un modo di viaggiare più consapevole che va incontro ai paesi di destinazione, alla gente, alla natura con rispetto e disponibilità. Un viaggiare che sceglie di non avallare distruzione e sfruttamento, ma si fa portatore di principi universali: equità e sostenibilità».

Il turismo sostenibile finora è stato spesso associato a esperienze noiose  o missionarie: niente di più falso. In realtà restituisce il piacere della scoperta e dell’avventura; è un turismo che mette in gioco un atteggiamento individuale dilibero arbitrio, in quanto responsabile, e al contempo richiede una pianificazione rispettosa della natura e dell’ambiente in quanto sostenibile. Si instaura così una relazione, spesso data per scontata, fra tre attori:  il turista, l’industria turistica e la comunità d'accoglienza. Tre attori che si interessano di migliorare la natura del rapporto che li lega perché mettono in gioco dinamiche virtuose di conoscenza reciproca. In questo senso il turismo sostenibile non è un prodotto di nicchia, ma è ciò che tutto il turismo dovrà diventare, domani. «Capire la diversità, in viaggio, non è un dovere-spiega Canestrini-casomai è un diritto. E’ una cosa piacevole, che si fa con tutti i sensi. Posto, naturalmente, che al viaggiatore interessi ancora stupirsi e perdere i propri pregiudizi. Capire, comprendere gli usi e le ragioni degli ospiti, è degno di per sé. Questa dignità turistica già ci pone su un livello relazionale più corretto».  Capire quando si viaggia vuol dire avere capacità di “contenere” e quindi vuol dire fare spazio dentro di sé per accogliere nuovi stimoli, o perlomeno per prendere in considerazione la diversità, prima di rifuggirla con timore.

È quindi un turismo che porta con sé innovazione, divertimento, cultura e che necessita di specializzazione e formazione: aspetti questi che saranno approfonditi anche a Civitour, attraverso l’area espositiva con percorsi tra le isole di Turismo Responsabile e partecipando a workshop e incontri, presentazioni di progetti e libri, proiezioni di video, allestimenti di mostre fotografiche e con la realizzazione di un corso di alta formazione dal titolo “Antropologia del viaggiatore e turismo responsabile: gli scenari del futuro”, realizzato in collaborazione con ilMaster of Tourism Management della Trento school of management e dedicato agli operatori del settore e a tutti i soggetti interessati.

A Civitour si potrà conoscere un modo di viaggiare la cui prima caratteristica è la consapevolezza: di sé e delle proprie azioni, della realtà dei paesi di destinazione (sociale, culturale, economica, ambientale); della possibilità di una scelta meditata e quindi diversa. Un turismo che richiede apertura culturale, sensibilità, intelligenza, «perché-conclude Canestrini-se il viaggio si è ammalato di cattivo turismo, di turismo blindato in nome della sicurezza, ebbene, può guarire solo aprendosi al mondo. E attraverso il viaggio possiamo guarire anche noi: dagli stress, dall’etnocentrismo, dalle paure, dalla patologia del consumo di merci e di destinazioni usa e getta».

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