News/Approfondimenti > giugno 2007

La dirigenza è maschia. Rapporto sulla discriminazione

di Mariangela Franch

Nella ricchezza delle proposte del Festival dell’Economia 2007, vorrei suggerire una riflessione su un tema molto dibattuto negli ultimissimi anni, ma purtroppo sempre di attualità: le differenze di accesso ai ruoli di responsabilità fra uomini e donne.

Nella tavola rotonda “Lo sviluppo come responsabilità diffusa. Primo rapporto sulla classe dirigente in Trentino” che si terrà oggi pomeriggio, saranno presentati i risultati dell’indagine condotta da Ermeneia in collaborazione con Trentino School of Management sulle caratteristiche di genere della classe dirigente trentina. Tra gli intervistati, poco meno dell’8% è donna e la situazione negli ultimi 15 anni non è mutata. Le spiegazioni risiedono nella conservazione di meccanismi di potere quali l’occupazione plurima di responsabilità apicali da parte dell’attuale classe dirigente maschile e il conseguente difficoltoso ricambio.

Nei rari casi di presenza di donne ai vertici della dirigenza, le posizioni occupate non rientrano comunque tra quelle ritenute di maggio peso. All’importanza attribuita dagli intervistati a posizioni quali cariche istituzionali dello stato o del governo locale corrisponde, infatti, l’assenza della componente femminile. La situazione è molto simile ai vertici di banche, istituzioni finanziarie e imprese medio-grandi, dove le donne sono assenti o pochissimo rappresentate. Anche in altre posizioni importanti, quali i vertici della magistratura, dell’università  e dei mass media, la presenza delle donne non è significativa.

Di tutto ciò una parte consistente dei dirigenti-maschi intervistati ha consapevolezza, ma ciò non incide né sulla messa i discussione dei meccanismi di formazione della nuova classe dirigente, né sulla ricerca dei una composizione più equilibrata tra componente maschile e femminile.

Si può facilmente dedurre che l’eliminazione del “tetto di cristallo”, che fa soltanto vedere in trasparenza la dirigenza alle donne, rimane un generico auspicio o una previsione per i prossimi  decenni, quando ad una base femminile più ampia già oggi esistente in settori come la sanità l’università e la magistratura, dovrebbe corrispondere una più consistente presenza di donne ai vertici. Gli auspici sono apprezzabili, i condizionali sono d’obbligo, ma i tempi di realizzazione previsti sono decisamente un lusso che la società trentina non può permettersi.

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